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La transizione verso le zero emissioni. Ecco cosa dicono i dei big del settore della nuova mobilità

La nuova mobilità e la transizione verso le zero emissioni: le parole dei big del settore

Nel mondo dei motori, gli anni ’20 del terzo millennio verranno per sempre ricordati come quelli in cui ha avuto avvio la transizione verso l’elettrico.

Transazione della quale, allo stato attuale, non abbiamo ben chiari i tempi, i costi e l’effettivo successo.

Ma tutto, dalla politica alle case costruttrici, sembra voler spingere i consumatori a puntare verso questa nuova categoria di auto.

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In questo articolo cercheremo di capire quale sia la situazione oggi, e dove è diretto il mercato rispetto alle zero emissioni

Per promuovere e divulgare la conoscenza sulle auto elettriche, stanno nascendo nuove manifestazioni, fiere, ed eventi dedicati al mondo dell’elettrico, in cui molto spesso sono presenti aree test drive in cui i visitatori possono provare le auto del futuro, accompagnati da esperti istruttori.

A questi aspetti un po’ più ludici si accompagnano poi convegni, come quello organizzato a Milano CityLife dal 12 al 14 maggio scorso, denominato “Mobilità elettrica, oggi per domani”, che ha visto parlare alcuni dei capi e rappresentanti delle più importanti aziende automotive.

Tre giorni di incontri e interviste dedicati alla transizione verso le zero emissioni.

Francesco Papi, partner PwC Strategy & Italy Automotive Leader, ha spiegato a gran voce che il nostro paese, assieme alla Spagna, è il fanalino di coda nella transizione verso l’elettrico.

Ha provato a delinearne i motivi, traendo le conclusioni che la colpa maggiore è del “costo iniziale del veicolo, di un’offerta di prodotto ancora limitata e poco competitiva sui segmenti delle city car e delle utilitarie, e la scarsa diffusione delle infrastrutture di carica pubblica”.

Considerando che le utilitarie sono in media guidate da persone a più basso reddito, le quali – sempre in media – hanno minor disponibilità di parcheggio privato e di sistemi di ricarica domestica, risulta semplice capire come la mancanza di colonnine pubbliche impedisca la diffusione dell’elettrico come dovrebbe.

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Inoltre, Papi ha sottolineato un altro aspetto, relativo alla soddisfazione di chi ha già scelto di guidare un’auto elettrica; dati alla mano, infatti, essa è “determinata in oltre il 40% dei casi dal passaparola di amici e parenti, ma a oggi mostra un trend in calo”.

Gli fa eco Michele Crisci, il presidente dell’UNRAE, associazione delle case produttrici estere.

Egli afferma convinto che gli italiani sono appassionati di auto, ma “ci sono numerosi problemi che le istituzioni devono risolvere, a cominciare dalle infrastrutture.

Gli utenti, al contempo, devono abituarsi a un nuovo sistema e ciò per la mentalità italiana è storicamente difficile; noi infatti facciamo un po’ più fatica degli altri ad abituarsi a qualcosa di nuovo”.

Gli interventi non mancano, e i pezzi grossi del mercato dell’auto e dell’industria automobilistica prendono la parola facendo spesso dichiarazioni scomode.

Come Pietro Meda ad esempio, vicepresidente vicario ACI di Milano, che in maniera cristallina afferma che “L’istituzione è la parte mancante: il processo è iniziato, ma siamo ancora indietro a livello infrastrutturale. La tecnologia deve essere agevolata ma non si sta facendo abbastanza”.

È il turno dei rappresentanti delle case automobilistiche.

Parla Marco Santucci, CEO di Jaguar Land Rover, il quale afferma che si dovrà passare per varie tappe prima di poter arrivare alle emissioni zero, ma la sua azienda dal 2025 sarà “totalmente elettrica, con una gamma tutta nuova, anche per non smentire il fatto che Jaguar è sempre stata un pioniere, e vuole continuare ad esserlo anticipando di ben 10 anni le direttive UE”.

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Per quanto riguarda Land Rover invece, la transizione sarà ben più lunga, con l’obiettivo di diventare net zero fissato per il 2039, ma tuttavia pare che l’attesa possa valere la pena, poiché la casa ha deciso di puntare “sui materiali, affermando un nuovo concetto del lusso, con auto belle e sostenibili”.

Parola condivise da Marco Buraglio, direttore della divisione veicoli commerciali Ford Italia.

L’azienda che rappresenta ha una quota di mercato nei veicoli elettrici professionali “simile a quella delle auto a zero emissioni: chi usa un veicolo da lavoro ha necessità di un mezzo versatile, senza comunque che ciò comprometta la capacità di carico”.

Secondo lui, l’autonomia di un veicolo commerciale leggero, paradossalmente “non è così importante come per le auto elettriche: fare 200 chilometri con una ricarica per un furgone è più che sufficiente, poiché gli spostamenti avvengono solitamente in un raggio circoscritto”.

È poi il turno di Raffaella Tavazza, CEO di Locauto Group, la quale afferma che il noleggio a breve e lungo termine, core business della sua azienda, è una formula sempre più utilizzata, anche a causa delle numerose incertezze che gli utenti hanno sul futuro delle motorizzazioni.

Anche per questo, la flotta Locauto si basa su “mezzi a basse emissioni, di cui uno su quattro con alimentazione ibrida.

Per chi si sposta in città disponiamo anche di Smart elettriche, mentre la clientela straniera che decide di fare viaggi lunghi preferisce ancora motori termici”.